Come in uno specchio: Il "silenzio di Dio" di Ingmar Bergman

Come in uno specchio +Ingmar Bergman +recensione

Voto 8.5

Quattro persone sono riunite su un’isola disabitata del Mar Baltico: David, un maturo scrittore; sua figlia Karin, da poco dimessa da una clinica psichiatrica; il marito di Karin, Martin, di professione medico; e il fratello minore di Karin, Minus, un ragazzo adolescente alle prese con i turbamenti della pubertà. Ma nel corso della giornata, il fragile equilibrio mentale di Karin si incrina definitivamente…


Devo dire che questo è il film più metafisico di Bergman che ho visto, e dato che il cinema di Bergman è già di per se metafisico, intuirete che la sua visione non è poi cosi leggera.


Infatti il film procede molto lentamente focalizzandosi solo ed esclusivamente sulle angosce dei protagonisti e in special modo di Kårin ragazza affetta da una forma di schizofrenia.


Questo è il primo di una trilogia dedicata al “silenzio di Dio” tema molto caro a Bergman dato che anche nel “Il Settimo sigillo” ne si parla esplicitamente.

Il film vuole mettere in evidenza l’inafferrabile presenza di Dio; il suo volto celato agli occhi dell’uomo.  


Una delle scene più significative del film è quella in cui Karin nei suoi deliri attende la visione di Dio ma ne scorge un ragno che tenta di possederla senza pero alla fine riuscirci.

In conclusione direi che questo non sia il miglior film per approcciarsi a Bergman dato che ne si percepisce l’angoscia e faticosamente ne si intuisce il senso a causa delle scene molto astratte, il finale in una bellissima scena protagonisti padre e figlio mette un pò di luce sull’argomento. 



Curiosità:
-Premio Oscar come miglior film straniero 1962


-Il titolo della pellicola è ripreso da un verso della Bibbia, tratto dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Adesso noi vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; allora vedremo faccia a faccia”. Nella loro ricerca di Dio, gli esseri umani possono solo limitarsi a guardare in uno specchio scuro, incapaci di comprendere con chiarezza il mistero della Fede.

Monologo "Il posto delle fragole" - Gunnar Björnstrand (Evald Borg)

Lo sai che io non voglio bambini, perciò sai che dovrai scegliere tra me e lui <<Povero Evald>> Non c’è nulla da compatirmi. La vita è una cosa assurda ed è bestiale mettere al mondo dei figli con la sciocca speranza che potranno vivere meglio di noi <<Queste sono tutte scuse>> Chiamale come vuoi. Io stesso fui un figlio non desiderato di un matrimonio che era la copia dell’inferno; un figlio di chi sa quale padre <<Ma non mi sembra una ragione sufficiente per comportarti come un bambino>> Devo essere in clinica alle tre e non ho ne il tempo ne la voglia di continuare questa discussione << Sei un vigliacco>> Si, ne convengo; quando penso alla vita ho un senso di nausea e non voglio responsabilità che mi leghino ad essa più di quanto lo sia già, parlo sul serio e non si tratta di una forma di isterismo come forse hai sempre creduto <<Quello che dici è male>> Il bene o il male non esistono, ma solo le necessità e si vive secondo le proprie esigenze.<<E quali sarebbero?>> Tu hai un dannato bisogno di sentirti viva , di vivere di esistere in pieno e di creare la vita << E tu invece?>> Io vorrei essere morto , completamente morto.



Gunnar Björnstrand in “Il posto delle fragole”

Monologo "Il settimo sigillo" - Max von Sydow (Antonius Block)

“Vorrei confessarmi ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare. Mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura. Vi leggo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili. Vi scorgo immagini di incubo nate dai miei sogni e dalle mie fantasie.
<<Non credi sarebbe meglio morire?>> E’ vero <<Perché non smetti di lottare?>> E’ l’ignoto che mi atterrisce <<Il terrore è figlio del buio>> Che sia impossibile sapere.
Ma perché, perché non è possibile cogliere Dio con i propri sensi, per quale ragione si nasconde tra mille e mille promesse preghiere sussurrate in incomprensibili miracoli, perché i dovrei avere fede nella fede degli altri. Di che cosa sarà di coloro i quali non sono capaci o non vogliono avere fede perché non posso uccidere Dio in me stesso perché continua a vivere in me sia pure in modo vergognoso ed umiliante anche se io lo maledico e voglio strapparlo dal mio cuore, e perché nonostante tutto egli continua ad essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi; mi ascolti? <<Certo>> Io vorrei sapere, senza fede, senza ipotesi, voglio la certezza, voglio che il Dio mi tenda la mano e scopra il suo volto nascosto e voglio che mi parli <<E il suo silenzio non ti parla>> Lo chiamo e lo invoco e se egli non risponde io penso che non esiste  <<Forse  è cosi forse non esiste>> Allora la vita non è che un vuoto senza fine ; nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno come cadendo nel nulla senza speranza <<Molta gente non pensa ne alla morte ne alla vanità delle cose >> Ma verrà il giorno in cui si troveranno all’ estremo limite della vita <<Si sull’orlo dell’abisso>> Lo so, lo so ciò che dovrebbero fare ; dovrebbero intagliare nella loro paura un’immagine alla quale dare poi il nome di Dio. “




Max von Sydow in “Il Settimo sigillo”

Monologo "Persona" - Margaretha Krook ( La Dottoressa )

“Credi che non ti capisca ? Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento tu vuoi essere non sembrare di essere. Essere in ogni istate cosciente di te e vigile, e nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa provoca quasi un senso di vertigine il timore di vedersi scoperta vero? di vedersi messa a nudo, smascherata riportata ai suoi giusti limiti poiché ogni parola è menzogna ogni gesto falsità ogni sorriso una smorfia, qual’ é  il ruolo più difficile? Togliersi la vita?  Ma no!! sarebbe poco dignitoso meglio rifugiarsi nell’immobilità nel mutismo si evita di dover mentire oppure mettersi al riparo dalla vita cosi non c’è il bisogno di recitare mostrare un volto finto fare gesti voluti, non ti pare? Questo è ciò che si crede, ma non basta celarsi perché la vita si manifesta in mille modi diversi ed è impossibile non reagire. A nessuno importa sapere se le tue reazioni sono vere o pure false sincere o bugiarde solo a te il problema si rivela importante, e forse neanche li. Io ti capisco Elisabeth
capisco il tuo silenzio questa tua immobilità e perché abbia elevato a sistema di vita la tua assurda apatia, capisco e quasi t’ ammiro secondo me devi continuare a recitare la tua parte fino in fondo fin che essa non perda ogni interesse e abbandonarla cosi come sei abituata a fare passando da un ruolo  all’altro.”




Margaretha Krook in “Persona”

  © Il Monologo

 

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