Come in uno specchio: Il "silenzio di Dio" di Ingmar Bergman
Quattro persone sono riunite su un’isola disabitata del Mar Baltico: David, un maturo scrittore; sua figlia Karin, da poco dimessa da una clinica psichiatrica; il marito di Karin, Martin, di professione medico; e il fratello minore di Karin, Minus, un ragazzo adolescente alle prese con i turbamenti della pubertà. Ma nel corso della giornata, il fragile equilibrio mentale di Karin si incrina definitivamente…
Devo dire che questo è il film più metafisico di Bergman che ho visto, e dato che il cinema di Bergman è già di per se metafisico, intuirete che la sua visione non è poi cosi leggera.
Infatti il film procede molto lentamente focalizzandosi solo ed esclusivamente sulle angosce dei protagonisti e in special modo di Kårin ragazza affetta da una forma di schizofrenia.
Questo è il primo di una trilogia dedicata al “silenzio di Dio” tema molto caro a Bergman dato che anche nel “Il Settimo sigillo” ne si parla esplicitamente.
Una delle scene più significative del film è quella in cui Karin nei suoi deliri attende la visione di Dio ma ne scorge un ragno che tenta di possederla senza pero alla fine riuscirci.
In conclusione direi che questo non sia il miglior film per approcciarsi a Bergman dato che ne si percepisce l’angoscia e faticosamente ne si intuisce il senso a causa delle scene molto astratte, il finale in una bellissima scena protagonisti padre e figlio mette un pò di luce sull’argomento.
Curiosità:
-Premio Oscar come miglior film straniero 1962
-Il titolo della pellicola è ripreso da un verso della Bibbia, tratto dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Adesso noi vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; allora vedremo faccia a faccia”. Nella loro ricerca di Dio, gli esseri umani possono solo limitarsi a guardare in uno specchio scuro, incapaci di comprendere con chiarezza il mistero della Fede.